Bruno Tognolini e i bambini di Creativicittà

COSA C'È LÀ DENTRO?
COSA C'È LÀ FUORI?


Il Quaderno quadrone di Bruno Tognolini e dei bambini di Creativicittà di Novara
con illustrazioni di Paolo d'Altan


Collana i Quaderni Quadroni, pagine 32, formato cm 23x27, prezzo 13,50 euro
Edizioni Rrose Sèlavy, novembre 2014






Questa pagina, rispetto ad altre simili, m'è cresciuta a dismisura fra le mani, diventando più che presentazione del libro ampia documentazione del laboratorio che gli sta alle spalle. Ho lasciato che ciò accadesse: il libro si accinge ad andare nel mondo pavoneggiandosi da sé, ché ne ha le doti; il laboratorio lungo e fecondo con quelle due classi, invece, come tante altre imprese simili non avrebbe mai trovato narrazione. Ecco che qui l'avrà, meticolosa e approfondita, per insegnanti e studenti e studiosi e altri curiosi delle forme condivise del narrare.

Quanto al libro, è ciò che dice di essere: un libro scritto da "Bruno Tognolini con i bambini di Creativicittà". Io non avrei forse mai scritto, in un libro firmato a mio solo nome, di frane fermate da bambini coi rametti e di vecchi falegnami che hanno costruito il portale della città e ora vivono in eremitaggio; e anche i bambini senza di me non avrebbero scritto di una città da cui non si può uscire nella valle e di una valle da cui non si può entrare nella città. Ma io ho scritto con loro e loro con me, questo libro è stato scritto coi bambini, e dovrà essere letto come tale.




UN LIBRO CHE SI LEGGE DA DUE PARTI

Ai ragazzi che abitano nella grande valle
è proibito entrare nella città.
E ai ragazzi che abitano nella città è proibito uscire.
Ma perché? Cosa c'è là dentro? Cosa c'è là fuori?
Due racconti che si incastrano, pieni di avventure,
di sorprese e di amicizia.
Scegliete voi da quale iniziare.





Il libro può essere acquistato online presso

 COSA C'È LÀ DIETRO?
  • Cosa c'è dietro questo libro
  • Introduzione dell'autore


  •  IL LABORATORIO DI SCRITTURA
  • Raccontare e giocare
  • Perché non faccio laboratori
  • Perché questo l'ho fatto
  • Una storia che genera storie
  • Il Serpente Ouroboros


  •  SCORCI DAL LABORATORIO
  • Il quaderno di bordo
  • Stralci dal quaderno di bordo
  • La filiera del narrare condiviso


  •  SCORCI DAL LIBRO
  • Dal testo del laboratorio al libro
  • Due capitoli convergenti
  • Due capitoli divergenti
  • Le illustrazioni


  • Home Page di Bruno Tognolini


    COSA C'È LÀ DIETRO?

    Cosa c'è dietro questo libro
    Questo libro nasce da un racconto doppio, speculare, gemellare, incastonato come il bianco e il nero nel mandàla Yin-Yang.

    Il racconto ha questa forma perché è stato inventato con me da due classi di due diverse scuole primarie di Novara, che non sapevano l'una dell'altra.

    Questa invenzione è avvenuta in un doppio laboratorio di scrittura, che insieme a un doppio laboratorio di illustrazione prendeva vita all'inizio del 2014 col titolo "NUOVARIA - Fondazione di una nuova città in aria". Titolo e architettura narrativa di questo progetto son miei.

    NUOVARIA nasceva a sua volta all'interno del più vasto progetto "CREATIVIcitTÀ - Nuovi percorsi per nuovo pubblico", ideato e sviluppato da Enrico Trevisan e Marta Visca per il Comune di Novara.

    Le due classi dei bambini scrittori avrebbero elaborato il testo, guidati da me in dieci incontri, cinque per ogni classe, da febbraio a maggio 2014; questo testo sarebbe stato poi consegnato ai bambini illustratori, altre due classi di altre due scuole, che sotto la guida dell'illustratrice Petra Probst lo avrebbero trasformato in un grande libro a fisarmonica, alto quasi due metri, con dodici pagine-pannelli.

    I bambini scrittori di CREATIVIcitTÀ erano gli alunni delle classi Quarta A Scuola Primaria "Sacro Cuore" e Quinta B Scuola Primaria "U.Ferrandi"; i bambini illustratori erano la Quinta C della Scuola Primaria "Buscaglia" e la Terza B Scuola Primaria "Rigutini, tutte di Novara (le illustrazioni prodotte da queste due classi non sono visibili nel Quaderno quadrone).

    "CREATIVIcitTÀ" è un insieme di iniziative per far conoscere in forme nuove a bambini e famiglie gli eventi diversi della cultura, in questo caso le arti e i linguaggi della letteratura per l'infanzia. Il progetto è cofinanziato, accanto al Comune di Novara, da Fondazione Cariplo, e ha come partner la Fondazione Teatro Coccia e Dedalo Cooperativa Sociale.
    All'indice


    L'introduzione dell'autore
    «Sono convinto – dice Bruno Tognolini – che le storie ai bambini le possano raccontare solo i grandi, com'è sempre stato. Quando i bambini inventano storie fra loro non stanno raccontando, fanno un'altra cosa, bellissima: giocano. A questi bambini di Novara è accaduto, sì, di scrivere sotto la guida di uno scrittore, ma in realtà hanno fatto qualcosa di più: hanno giocato. Hanno partecipato a un gioco segreto, scrivendo all'insaputa gli uni degli altri, in una trama che prevedeva, o si augurava, un compimento a sorpresa. La loro, la nostra scrittura è visibile in questo Quaderno quadrone: una scrittura a cui io ho lavorato di filo e pezza, riempiendo buchi di senso, e di forbice e pomice, tagliando il soverchio e polendo. Ma sempre curandomi che i bambini autori riconoscessero, nella lettura della volta dopo, i loro racconti. Non è visibile invece, ma forse intuibile, il gioco segreto: le facce che hanno fatto, per esempio, quando le due classi, ignare una dell'altra, nell'ultimo incontro hanno letto le loro storie l'una all'altra. Quelle facce erano il segno dello stupore davanti a ciò che può combinare la scrittura». All'indice



    IL LABORATORIO DI SCRITTURA

    Raccontare e giocare Questo libro nasce dunque da un laboratorio di scrittura coi bambini. Un laboratorio di scrittura coi bambini è per me una cosa faticosissima. Prova ne sia che nella mia Pagina di informazione per gli incontri avviso che non faccio laboratori ma solo incontri con l'autore. Perché?
    Ripeto e spiego meglio ciò che nell'introduzione del libro, riportata sopra, è detto in svelta sintesi: "Quando i bambini inventano storie fra loro non stanno raccontando, fanno un'altra cosa, bellissima: giocano.". E il gioco ha le sue regole, ben diverse da quelle della narrazione. Per fare solo un esempio, la coerenza causale, temporale, ambientale, psicologica, storica, perfino fisica degli eventi narrati viene negoziata in tempo reale fra i giocatori col dispositivo del "facciamo che" più verbo all'imperfetto: "Sì, mi avevi colpito, ma io non ero morto... oppure ero morto, ma uno stregone mi aveva fatto rivivere". Se il destinatario di questa variante narrativa, che è il compagno di gioco, concorda, allora si va avanti. Nella narrazione questo non è possibile: il destinatario è remoto e passivo, non è presente, non si possono concordare con lui le varianti: occorre dargli un percorso prestabilito, immutabile e quindi ben costruito, coerente.
    All'indice


    Perché non faccio laboratori
    Ecco perché i laboratori di scrittura coi bambini sono per me faticosissimi. Perché vedere questo flusso ben costruito e coerente alla sua logica, che è la narrazione, sconvolto dall'irruenza dell'altra logica dei giochi, è per me cosa noiosa e faticosa. E inoltre: veder cadere la bellezza mite dell'arcana sapienza del narrare nella banalità convulsa dei topoi automatici di TV, pubblicità, figurine, videogames, B-movies disneyani, insomma di quel repertorio che naturalmente e legittimamente emerge quando i bambini "inventano", è per me cosa noiosa e faticosa.
    E infine e per contro: dover tentare di restaurare il costrutto della narrazione imponendo al gioco, che è lingua materna vitale per i bambini, il linguaggio paterno del racconto, è cosa tendenzialmente irrispettosa, e quindi ancora noiosa e faticosa.
    Per questo, per non patire e annoiarmi, cosa ingiustissima per me e per i bambini che ho davanti, negli ultimi venticinque anni ho detto no ad ogni proposta (o quasi) di "laboratorio". E allora perché questo l'ho fatto?
    All'indice


    Perché questo l'ho fatto Come causa scatenante, come innesco, c'è un motivo banale e concreto, più che onorevole nel mestiere di un Poeta Ramingo che è anche "una partita IVA" (sic!): dieci incontri a cachet pieno erano un'offerta che non si poteva rifiutare.
    Poi però il tempo passa, anche quello dei rifiuti, si cambia, ci si incuriosisce, si sbircia fuori dal recinto delle convinzioni. E l'occasione di lavorare separatamente con due classi diverse, addirittura di due scuole diverse, e per un cammino esteso, ben cinque incontri con la stessa classe lungo l'arco di quatto mesi... era insomma un'impresa che cominciava ad attrarmi al di là del compenso irrinunciabile.
    Vediamo, cosa si può fare? Due gruppi che raccontano due storie: due storie autonome, senza nessun rapporto l'una con l'altra? Occasione sprecata. E allora? Due storie ingranate l'una all'altra con intrecci, incroci, incastri? Raddoppiando la fatica e la noia di cui sopra?
    Bisognava trovare una via. E qui s'è acceso un ragionamento d'umiltà, o forse meglio consapevolezza di virtù e limiti della proopria arte, che s'è rivelato fecondo. Se io dunque in questi decenni non mi sono addestrato a far inventare storie agli altri ma a inventarle io, e se voglio portare a questi bambini ciò che ho di meglio, ciò che so fare meglio, devo portargli una storia.
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    Una storia che genera storie Però una storia speciale, una storia che serve per inventare storie, una storia miccia, una storia motorino di avviamento...
    E non solo: una storia di grado superiore, una storia cornice, che contenga o congiunga le loro due storie...
    Un disegno invisibile, stealth, che li guidi dove non sanno di andare, e poi si riveli a sorpresa...
    Una storia sottostante, un sistema operativo in background, una sinopia preparatoria dell'affresco...
    Buon segno: questo rigoglio incalzante di metafore nasce quando il motore del desiderio si è acceso, vincendo fatica e noia. E solo una storia poteva farlo.
    E allora via, sedersi a scrivere e preparare questa storia-sinopia-stealth.
    Che ha preso subito una precisa e antichissima forma.
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    Il Serpente Ouroboros L'Uroboro (dal greco οὐροβόρος, dove οὐρά, urà, sta per "coda" e βορός, boròs, sta per "mordace", aggettivo riferito al serpente) è un simbolo molto antico che rappresenta un serpente che si morde la coda, ricreandosi continuamente e formando un cerchio.
    Come si dice meglio più sotto, ho proposto queste due storie, che sono una in forma di Ouroboros, alle due classi, separatamente e all'insaputa una dell'altra. Era lo starter del laboratorio: davo ai bambini l'incipit, un breve inizio della storia, davo poche righe di fine, e tutto il mezzo, la peripezia, dovevamo inventarlo insieme.
    Ed ecco il Serpente.
    CRONACHE DI VALLARIA (proposto alla classe Quarta)

    INCIPIT
    C'era una grande città, chiusa da mura potenti, le cui porte erano sempre sprangate.
    Non c'erano finestre né feritoie, non si poteva vedere fuori, ed era proibito uscire.
    I grandi raccontavano ai loro bambini che fuori c'erano mostri e assassini, fuoco e ghiaccio.
    Ma alcuni fra i bambini cominciarono a dubitare di questi racconti.
    Bisbigliavano che invece là fuori forse c'erano prati e fiori magici, boschi e frutti fatati.
    Finché un giorno...


    PERIPEZIA
    (evoluzione della vicenda costruita coi bambini in 5 incontri)

    FINALE
    ... e finalmente riuscirono a girare oltre quell'angolo, e furono Fuori! E videro!
    Non c'erano mostri e assassini, fuoco e ghiaccio. Ma nemmeno prati e fiori magici, boschi e frutti fatati.
    C'era...



    CRONACHE DI CITTANUOVA (proposto alla classe Quinta)

    INCIPIT
    C'era una grande valle con boschi e laghi, i cui abitanti vivevano in casupole sparse.
    In lontananza si vedevano le mura di una città chiusa, a cui era proibito avvicinarsi.
    I grandi raccontavano ai loro bambini che là dentro c'erano mostri e assassini e prigioni.
    Ma alcuni fra i bambini cominciavano a non crederci.
    Bisbigliavano che forse là dentro c'erano invece giochi e giocattoli e giostre e dolci.
    Finché un giorno...


    PERIPEZIA
    (evoluzione della vicenda costruita coi bambini in 5 incontri)

    FINALE
    ... e finalmente riuscirono a girare oltre quell'angolo, e furono Dentro! E videro!
    Non c'erano mostri e assassini e prigioni.
    Ma nemmeno giochi e giocattoli e giostre e dolci.
    C'era...

    Anche la progettazione del librone a fisarmonica, realizzato da Petra Probst con le altre due classi, si è disposta su questo disegno: il libro avrebbe avuto forma di serpente (eccone una foto), con una testa e una coda e dieci pagine-pannelli; si sarebbe potuto disporre in piedi in linea retta (con piedistalli, come nella foto), o a zig zag, o addirittura a cerchio congiunto testa-coda, proprio come il Serpente Ouroboros che lo ispirava; magari con la storia di Cittanuova dentro, e quella di Vallaria fuori; e coloro che leggono dentro devono uscire, e quelli che leggono fuori devono entrare... Corrispondenza d'armoniose forme.

    E il segno potente dell'Ouroboros non ha risparmiato neanche Massimo De Nardo, editore raffinato, che ne ha fatto un Quaderno quadrone bicefalo, che comincia da entrambe le copertine, capovolto e speculare, e s'incontra al centro.
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    SCORCI DAL LABORATORIO

    Il quaderno di bordo Gli incontri del laboratorio si scaglionavano a larghi intervalli, quindici o venti giorni, talora un mese. Alla mattina incontravo una classe, nel pomeriggio l'altra. Mi preparavo per bene, architettando a casa e annotando in scalette il programma del giorno. Nei periodi intermedi intrattenevo corrispondenze con le due maestre, raccogliendo i materiali che i bambini producevano dopo gli incontri su miei compiti e stimoli, e ogni altro spunto e avanzamento che emergesse.
    Tutti questi documenti, le mie scalette per le cinque giornate, le lettere alle e dalle maestre, i materiali grezzi dei bambini, i miei trattamenti di questi materiali, le note, i testi definitivi, i copioni per la lettura reciproca finale, sono stati rivisti, sistemati, e sono messi a disposizione in un PDF di 80 pagine e 1 MB: il...

    QUADERNO DI BORDO DEL LABORATORIO.

    Che ovviamente non è una descrizione, tutt'al più una pre-scrizione del percorso; sono note di lavoro, non racconto. Ma potranno essere egualmente utili a chi si interessi di scrittura e percorsi creativi condivisi nelle scuole. O addirittura di chi voglia a provare a riprodurre l'esperienza, con lo stesso schema operativo e diverse evoluzioni d'invenzione.
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    Stralci dal quaderno di bordo DALLA SCALETTA PER IL PRIMO GIORNO (vedi Quaderno di bordo)

    Annotazioni per il discorso di apertura
    E allora? Cosa dobbiamo scrivere? Dobbiamo scoprirlo insieme, altrimenti che scrittura "insieme" sarebbe? Sarebbe che un grande detta e i bambini scrivono. Però per scrivere insieme occorreranno regole, come per giocare insieme. Se non vi date le regole del gioco, o non dite almeno a che gioco giocherete, come fate a giocare? Pensate: uno di voi dice "giochiamo", ma nessuno dice a che gioco; tutti corrono da tutte le parti, uno insegue ma nessuno scappa, uno si nasconde ma nessuno lo cerca, uno tira la palla ma nessuno para, ognuno gioca a un gioco diverso...
    Allora, io proporrò il gioco e le regole del gioco. Dirò l'inizio, i primi quatto passi. Come i musicisti, che "battono quattro". Proporrò i primi quattro passi e poi gli ultimi due. I cento passi di mezzo li faremo insieme.

    Individuazione della convenzione narrativa
    Discussione sulle convenzioni narrativa da adottare, per esempio Realtà/Fantasia: è una storia in cui succedono cose magiche? reali? miste?
    Da un'annotazione "a posteriori":
    I bambini a questa alternativa, come previsto, si sono dichiarati senza incertezze per la magia. Ma io ho posto per la prima volta il mio ruolo di Capitano. Decido io: racconteremo una storia prevalentemente realistica, senza magie e superpoteri. E ho spiegato.
    Ogni storia si basa su una grande crisi centrale da risolvere (o, in certe storie, non risolvere) attraverso una peripezia fatta di sotto-crisi minori; se abbiamo superpoteri, magici o fantascientifici che siano (e l'impeto sfrenato d'usarli subito e tutti, come accade ai bambini quando inventano – cioè giocano, ma questo lì non l'ho detto), le crisi son già tutte risolte subito, i nemici tutti subito sconfitti, e la storia è bell'e che raccontata dopo tre minuti.
    Qui mi sono fermato nella spiegazione: m'è parso che i bambini abbiano capito e accolto la "regola del gioco" e i suoi motivi.
    Fra me e me aggiungo: potremo sempre introdurre in seguito marginali elementi fantastici (lo stesso cardine del soggetto, del resto, la Città Chiusa, è piuttosto irrealistico), ma solo se non invalidano la natura sostanzialmente "umana" delle risorse in campo. Posto così in termini astratti pare astruso, ma nel corso del cammino, scegliendo di volta in volta cosa accade, penso (spero) che sarà più semplice.


    Ambientazione cronologica: giorni nostri? medioevo fantasy? futuro fantascientifico? timeless?
    A questo quesito non abbiamo dato risposta: ho detto loro di non preoccuparsi, l'ambientazione storica/cronologica si deciderà da sé, verrà scelta automaticamente nel momento in cui diciamo che un personaggio calza scarpe da jogging o calzari, prende la spada o la pistola, etc.

    Individuazione del personaggi: i Bambini protagonisti, numero
    Quanti? numero gestibile all'interno di una storia che si possa narrare in cinque incontri e che possa essere accolta da un libro che non avrà trecento pagine ma solo dieci, che devono contenere anche molte figure. Io direi non più di una decina di personaggi (in realtà saranno anche meno), altrimenti alcuni saranno creati, nominati, ma rischiano di non avere mai vita nella storia.
    Da un'annotazione "a posteriori". Ho colto l'occasione della determinazione del numero di personaggi per mettere in guardia contro il rischio di identificare i bambini protagonisti coi bambini reali della classe. Non conviene: i rapporti fra i bambini reali sarebbero troppo preponderanti, troppe forze parassite esterne alla storia, troppi limiti alle possibilità di interazione fra i personaggi, etc.

    Individuazione del personaggi: i Bambini protagonisti, caratteri
    Stato iniziale. Propongo, come stimolo ed esempio, una filza di aggettivi: coraggioso, prudente, pauroso, leader, gregario, sapiente, egoista, scettico, credulone, ottimista (incosciente), pessimista (disfattista), etc. (nota "a posteriori": la lista definitiva impiegherà più di due incontri su cinque a consolidarsi, e fino alla fine verrà ritoccata).
    Evoluzione. Nelle storie vive i personaggi non sono statici, evolvono nel corso della vicenda, e alla fine sono diversi da come erano all'inizio. Potranno avere una evoluzione contigua, cioè nella stessa direzione e con rinforzo (esempio: coraggioso > incosciente; leader > despota); e una evoluzione simmetrica, cioè in direzione opposta e con esperienza (magari occasionale) del contrario (esempio: coraggioso > pauroso-prudente; leader > occasionalmente gregario, etc.).

    Individuazione del personaggi: gli Adulti, numero
    Quanti? Numero minore che quello dei bambini: io direi cinque o sei personaggi (saranno assai meno), individuati nelle categorie (anche lavorative, ma non solo) che compongono la sociatà adulta agli occhi dei bambini (genitori, insegnanti, guardie, contadini, governanti, bottegai, etc.).

    Individuazione del personaggi: gli Adulti, funzioni
    Una parte più cospicua di adulti ostili-autoritari (agli occhi dei bambini) che contrastano il loro impulso di esplorazione dell'ignoto (divieti, sorveglianza, prediche, etc.) e una parte minore (in realtà sarà solo uno) di adulti complici, outsider rispetto alla loro categoria, che condividono e assecondano la ricerca dei bambini.

    Costruzione dello "stato start"
    Breve spiegazione: nelle prime pagine del libro e nei primi minuti del film siamo informati sommariamente, oltre che della convenzione narrativa (realtà/fantasia) e dell'ambientazione (cronologica e geografica), anche dello stato di partenza della storia. Per esempio:
    - Antefatto: narrazione sintetica della vita della comunità fino a oggi (al "nunc" narrato)
    - Vita quotidiana: racconto di una giornata tipo dei bambini protagonisti
    ... e così via.
    All'indice


    La filiera del narrare condiviso DALLA SCALETTA AL TESTO DEFINITIVO. Capitolo 1 . Il mistero della Città Murata

    DALLA SCALETTA PER IL LAVORO DEL SECONDO GIORNO
    Quaderno di bordo, pag. 20 (con lievi adattamenti)

    Avanzamento 2: INVENZIONE IN GRUPPI.
    CRONISTA. Un unico bambino per ogni gruppo è eletto dai compagni Cronista: prende appunti su ciò che il gruppo discute e decide.
    TRE GRUPPI DI PERSONAGGI ADULTI. Motivazioni dei personaggi.
    Gruppo 1) Adulti del NO: perché non vogliono far sapere ai bambini?
    Gruppo 2) Adulti del Sì: perché vogliono far sapere ai bambini? Gruppo 3) Adulti dubbiosi: perché hanno dubbi?

    DAI MATERIALI PRODOTTI DAI BAMBINI
    Dalla lettera della maestra, che aveva esteso il lavoro dei gruppi nei giorni successivi e raccolto i risultati (Quaderno di bordo, pag. 23 - con lievi adattamenti)

    Alla domanda "perché i grandi non vogliono che i bambini sappiano" le ipotesi di risposta sono:
    - per proteggerli dai guai
    - anche gli adulti credono alle storie che si raccontano
    - anche i grandi sono stati bambini; forse non sono stati curiosi
    - gli adulti vogliono tenere solo per sé le cose che sanno; sanno, ma non vogliono rivelare
    - fuori c'è qualcosa di bello e prezioso e i grandi non vogliono che i bambini se ne impossessino
    - se i bambini potessero uscire, poi non vorrebbero più tornare indietro (...)
    - uno degli adulti ha provato ad uscire ma non è più tornato indietro
    - i grandi non hanno fatto squadra fra di loro

    DAL TESTO ELABORATO DA ME (integrando il mio incipit coi contributi dei bambini)
    Cittanuova, Capitolo 1 . Il mistero della Città Murata (Quaderno di bordo, pag. 36)

    C'era una volta, in un tempo non lontano dal nostro, una città chiamata Cittanuova.
    Era un borgo ricco e sereno. Ogni mattina i suoi abitanti andavano al lavoro, i loro bambini andavano a scuola, mangiavano, giocavano, crescevano bene.
    Questa serenità, però, celava un mistero. Ai bambini non era consentito uscire, né guardare, fuori dalle mura della città, che erano alte e senza feritoie.
    I grandi spiegavano questo divieto dicendo ai loro bambini che fuori c'erano solo mostri e assassini, fuoco e ghiaccio.
    Ma alcuni fra i bambini, compagni di scuola e amici fra loro, cominciarono a dubitare di questi racconti. Bisbigliavano che invece là fuori forse c'erano prati magici, boschi e frutti fatati.
    Alcuni affermavano che i grandi dicevano bugie per proteggerli dai guai; altri perché volevano tenere solo per sé le cose belle; altri perché temevano che se i bambini uscivano dalla città non sarebbero più tornati indietro...
    E insomma, dubitavano e discutevano. Finché un giorno...


    DALLA SCALETTA AL TESTO DEFINITIVO. Capitolo 4 . Primi passi

    DALLA SCALETTA PER IL LAVORO DEL TERZO GIORNO
    Capitolo 3° (diventerà Capitolo 4). Primi passi (Quaderno di bordo, pag. 28)

    Avanzamento. TRACCE per i gruppi:
    - Come si è attrezzato ciascun personaggio?
    - Che strada prendono per arrivare al muro senza destare sospetti?
    - Uscire dalle case e affrontare i primi ostacoli attraversando:
    1) VALLARIA: la campagna verso le mura della città
    2) CITTANUOVA: la città verso le mura esterne

    DAI MATERIALI PRODOTTI DAI BAMBINI
    Dalle integrazioni prodotte dai bambini nei giorni successivi al lavoro dei gruppi (Quaderno di bordo, pag. 33)

    Il primo cammino
    Quando la banda si ritrovò, per un po' discussero sulla direzione da prendere, poi Giustino decise: si sarebbero incamminati verso un castello diroccato dove, si diceva, ci fosse un passaggio sotterraneo segreto che portava fuori dalla città. Lo trovarono e lo percorsero per un interminabile tratto; nel buio sentivano bisce strisciare e lo squittio dei topi, ogni tanto i loro visi rimanevano invischiati nelle ragnatele. Ad un certo punto credettero di essere giunti alla fine del passaggio e, dunque, fuori dalla città, ma...si accorsero che quell'uscita non era altro che una delle tante uscite del passaggio e si ritrovarono solo un po' più distante di dove erano entrati.
    Allora proseguirono fino ad una grande basilica che aveva a fianco un'alta cupola. Decisero di provare ad entrare dalla porticina che introduceva alle scale per salire in cima alla cupola; se fossero riusciti ad arrivare in cima, avrebbero potuto vedere dall'alto e forse scoprire che cosa c'era oltre le alte mura della città. Salirono alcune rampe e... all'improvviso la salita è bloccata da un'altra porta, è chiusa a chiave, la serratura è antica, polverosa ed anche arrugginita, non c'è alcun modo di aprirla, bisogna arrendersi. Forse, però, sono già saliti abbastanza in alto e guardando fuori dalle piccole finestre della cupola si potrà vedere qualcosa. Niente da fare, la visuale è coperta da alcune gru che sono posizionate per la ristrutturazione di diversi edifici.
    Scendono le scale, escono all'aperto e si ritrovano per le vie della città; la mappa non segna alcune strade e allora hanno l'idea di salire sulla ruota panoramica che da un po' di tempo è collocata in una piazza della città, sempre con lo scopo di poter vedere dall'alto. In un momento di distrazione del gestore riescono a salire ma dura poco perché se ne accorge e li fa scendere: non hanno i soldi per comprare il biglietto!
    Delusi dalle complicazioni, procedono per le strade e, giunti in un'altra piazza, non devono farsi scorgere dalla gente seduta ai tavolini di un bar. Si accordano per mandare avanti uno di loro in avanscoperta, l'affidabile, e al primo momento possibile... via di corsa! Riescono così a giungere fino alla torre dell'orologio e ad incamminarsi lungo una stradina lunga e stretta...

    DAL TESTO ELABORATO DA ME (accogliendo e asciugando la narrazione dei bambini)
    Cittanuova, Capitolo 4 . Primi passi (Quaderno di bordo, pag. 34)
    NOTA. La riduzione del testo, qui come altrove, veniva motivata diffusamente ai bambini con la necessità di fare "un disegno che stesse nella cornice", dove la cornice da tener presente era, come detto, un'unica pagina-pannello che doveva ospitare un solo capitolo, lasciando spazio anche per le illustrazioni (in realtà le illustrazioni hanno poi occupato l'intera pagina, ricollocando il testo, come si vede nella foto, in un pannello più piccolo aggiunto in cima).

    Primi passi
    All'ora concordata, si trovarono e partirono. Obiettivo, superare le mura della città!
    Il primo tentativo non fu fortunato. Si incamminarono verso un castello diroccato, dove si diceva ci fosse un passaggio sotterraneo segreto che portava oltre le mura.
    Trovarono il cunicolo e lo percorsero per un interminabile tratto. Ma quando, superando buio, spavento, topi e ragni furono fuori, si trovarono poco lontani dal punto d'ingresso.
    Non si scoraggiarono. Altra pista: la cupola della grande basilica. Se fossero riusciti ad arrivare in cima, avrebbero potuto vedere dall'alto cosa c'era oltre le mura...
    Ma niente: trovarono la porticina che conduceva alle ripide scale e le salirono tutte, ma solo per trovarsi di fronte a un'altra porta dall'antica serratura arrugginita, inespugnabile.
    Delusi dalle complicazioni, stanchi e un po' scoraggiati, cominciarono a vagare a vuoto, senza una meta precisa, badando solo a non farsi vedere. Ma ahimè...

    All'indice




    SCORCI DAL LIBRO


    Dal testo del laboratorio al libro Il testo finale del laboratorio, dal doppio titolo "CRONACHE DI CITTANUOVA - CRONACHE DI VALLARIA", era il classico elaborato destinato agli scolari e alle insegnanti che l'hanno costruito, ai dirigenti e ai funzionari delle amministrazioni che l'hanno promosso, e insomma ai soliti dieci lettori distratti di questi "prodotti meno importanti dei processi". Questo testo, è diventato invece un libro destinato a tutti: un Quaderno quadrone di Rrose Sèlavy col nuovo titolo "COSA C'È LÀ DENTRO? - COSA C'È LÀ FUORI?".
    Cos'è accaduto nel passaggio? Le parole dei bambini, già limate e polite dal trattamento appena descritto sopra perché fossero giuste per l'elaborato finale di un laboratorio nelle scuole, sono state ritenute giuste per un libro delle librerie?
    Praticamente sì, erano belle e pronte. Naturalmente per questo genere di libro: un libro scritto da uno scrittore con una quarta e una quinta primaria (vedi nota in rosso in cima a questa pagina: né io da solo né i bambini da soli avremmo scritto queste cose). Gli interventi di limatura e politura nel passaggio laboratorio-libro sono stati davvero lievi.
    Ne do conto meticoloso, per la sola parte di Vallaria (quella di Cittanuova è stata trattata in identico modo), in un altro ricco contributo di backstage: la versione PDF di un documento di Word in modalità "Confronta Versioni", che evidenzia in rosso barrato le cancellazioni e in azzurro le aggiunte e sostituzioni.
    Come i curiosi studiosi e filologi potranno ben vedere, poca roba.
    All'indice



    Due capitoli convergenti

    Portavo avanti il laboratorio in parallelo, con le due classi, una al mattino e una al pomeriggio, con passi e avanzamenti molto simili, spesso identici (vedi i capitoli delle SCALETTE nel Quaderno di bordo). Questo avveniva per economia di scala, certamente, ma anche e soprattuto per simmetria del disegno drammaturgico, del sistema operativo in background, della sinopia etc.: stava alle due classi espandere quei titoli, narrare quegli avanzamenti in forme proprie e originali. Ecco di seguito due esempi in cui le due classi hanno sviluppato, partendo da stimoli e titoli simili, narrazioni convergenti e divergenti.

    3 . IL GRAN CONSIGLIO - Versione Vallaria

    Convocati da Lauretta di prima mattina nella soffitta di casa sua, i bambini discussero: che fare? Tentare l'impresa? Cercare di entrare nella città proibita per vedere cosa celava?
    Con qualche mugugno di Simone il fifone, che Lauretta la capetta e Ciccio il coraggioso con pazienza persuasero, infine fu deciso: sarebbero partiti all'avventura.
    Cosa serviva, cosa dovevano portarsi?
    Sotuttoio il sapiente disse che occorreva un kit per il pronto soccorso. Ciccio il coraggioso non seppe rinunciare a un'armatura e a una spada. Simone il fifone disse che avrebbe portato la coperta di lana fatta dalla sua mamma. Dany Speedy avrebbe portato le cesoie per farsi largo nella macchia intricata. Ognuno insomma suggerì gli oggetti e gli attrezzi che secondo lui sarebbero occorsi.
    Lauretta concluse: «Ci troviamo a mezzogiorno, nel giardino della scuola».


    3 . IL GRAN CONSIGLIO - Versione Cittanuova

    Giustino si mise all'opera. Messaggio a Pinuccia, Paolina, Peppino, Simona, Francesco e Nuvola: alla fine delle lezioni tutti al parco!
    E lì tennero il loro gran consiglio. Giustino comunicò a tutti che avevano le prove: «Sappiamo che i genitori ci mentono! Ora dobbiamo scoprire ciò che tramano!».
    Le perplessità di Nuvola la scettica furono superate, e presto tutti furono d'accordo: avrebbero tentato una spedizione per scoprire cosa c'era realmente fuori della città.
    Decisa l'impresa, passarono all'equipaggiamento: a ciascuno fu dato il compito di cercare in casa propria sacchi a pelo, corde, torce, fiammiferi, frutta, pane, salame, aranciata... Giustino trovò perfino una mappa della città: un buon inizio!
    Si diedero appuntamento al parco per il pomeriggio.

    Nota di curiosità. I bambini in realtà qui sopra avevano scritto "frutta, pane, salame, cocacola...". Non so che consultazione fra i conduttori del progetto e le maestre mi ha consigliato di sostituire il pericoloso brand con una più innocua aranciata.
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    Due capitoli divergenti
    9 . IL PERICOLO VIENE DA DENTRO - Versione Cittanuova

    Così parlando e discutendo, avevano percorso senza intoppi la via indicata da Marco.
    Il buon umore era tornato: stavano andando alla grande! Ma all'improvviso un grido li fece trasalire: Mattia aveva poggiato male un piede e si era slogato una caviglia. Gran guaio! Che fare adesso?
    Il poveretto si lamentava, zoppicava: impossibile continuare. Propose agli amici di lasciarlo lì, e proseguire senza di lui. Ma Giustino, il capo, si oppose: quelli che davano loro la caccia l'avrebbero trovato e costretto a spifferare tutto; e poi l'impresa l'avevano cominciata in dieci e in dieci dovevano finirla!
    I bambini si guardavano scoraggiati: questa volta i guai e gli intoppi venivano proprio da dentro, dalla loro banda.
    Fu Francesco l'affidabile, infine, a trovare il rimedio: fece cercare pezzi di legno, e con le corde e le coperte che si erano portati da casa costruì una barella. Avrebbero fatto a turno per trasportare l'amico invalido.
    Tutti furono d'accordo, Mattia si rassegnò, e il viaggio riprese.


    9 . IL PERICOLO VIENE DA DENTRO - Versione Vallaria

    Mai avrebbero immaginato che il pericolo stavolta venisse da dentro, dalla compagnia! Simone il fifone e Fede la credulona, che per un tratto erano rimasti indietro, si presentarono tenendosi per mano. Dissero che non avrebbero più continuato il viaggio, perché ormai avevano trovato ciò che cercavano: l'amore. Si erano fidanzati.
    A nulla servirono le preghiere degli amici: i due volsero le spalle alla banda e s'incamminarono verso casa.
    Gli altri ripresero la loro via, allarmati e infelici. Allarmati perché temevano che i due amici, tornati a casa, fossero costretti dai genitori a confessare i piani dei fuggitivi. Infelici per la perdita: anche se erano ancora tanti, e tutti insieme, quei due vuoti si sentivano, eccome!
    Ma non erano i soli a sentire un vuoto: anche l'umore dei due innamorati in breve cambiò. Simone il fifone, ora che erano rimasti in due, più che mai vedeva pericoli dietro ogni fronda; e Fede la credulona più che mai gli dava retta ogni volta.
    Il loro giovane amore non poté nulla contro la paura, la solitudine e la nostalgia.
    I due volsero indietro i loro passi e si lanciarono sulle tracce degli amici.
    Li trovarono finalmente in una grotta, in cui s'erano rifugiati per la notte, avviliti e ormai sul punto di scoraggiarsi. E furono feste e abbracci, pianti e risate e promesse di non separarsi mai più.
    Rinfrancata e di nuovo al completo, la banda si preparò per la notte.
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    Le illustrazioni


    Cosa c'è là dentro?





    Cosa c'è là fuori?





    Erano dentro!





    Erano fuori!



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    Questa pagina è stata creata il 29 novembre 2014 e aggiornata l'ultima volta il 30 novembre 2014


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